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Accadde oggi: 12 agosto 1984 Olimpiadi di Los Angeles Stecca oro, Todisco e Damiani argento, Bruno e Musone bronzo
Nel 1984 Los Angeles sarà teatro per la seconda volta delle Olimpiadi dopo quelle del 1932, dove nel pugilato conquistarono l’argento Gino Rossi (Massimi leggeri) e Luigi Rovati (Massimi), ed è giusto non dimenticare questi nomi con il tempo che cancella tutto. Quella di Los Angeles 1984 iniziò non senza polemiche come era avvenuto 4 anni prima a Mosca. Fu proprio la Russia a rinunciare in risposta al boicottaggio occidentale di 4 anni prima, con lei si allinearono 17 nazioni (tra cui anche Cuba) con eccezione della Romania. Comunque sarà ugualmente un record di nazioni partecipanti, ben 140, con il ritorno della Cina che mancava dal 1948. Le finali di Los Angeles si disputarono il 12 agosto e l’Italia fece la parte del leone come quantità di medaglie. La Federazione fece un’ottima politica trattenendo i migliori in modo da presentare una nazionale competitiva, sotto la guida di Franco Falcinelli e Nazzareno Mela, per queste Olimpiadi, lo dimostrò nella Coppa del Mondo disputata a Roma. L’Italia infatti sarà presente con ben 7 atleti, portando a casa 5 medaglie. Nei minimosca Salvatore Todisco, la nostra mascotte, fu una delle grandi rivelazioni regolando prima l’olandese Hawkinse poi il portoricano Ramos, uno dei favoriti. In semifinale batteva il keniota Mwila, ma purtroppo s’infortunava alla mano e non poteva partecipare alla finale contro lo statunitense Gonzales, pugile di eccezionale levatura a cui verrà assegnata la Coppa Val Barker. Nei gallo partivamo da gran favoriti con Maurizio Stecca, già dominatore nella famosa Coppa del Mondo a Roma. Il suo è un esordio tranquillo con l’irlandese Sutcliff. La grande classe del romagnolo mette il bavaglio allo zambiese Zulu, pugile potente quanto scorretto. Nei quarti il colombiano Pitalua poteva rappresentare per la sua validità un’incognita, ma veniva bypassato per varietà di temi dove fantasia e velocità erano dalla parte nostra. In semifinale affrontava uno dei grandi favoriti, il dominicano Nolasco, che veniva bersagliato dai colpi d’incontro spesso doppiati dai montanti. In finale affronta la rivelazione Lopez, un messicano di 17 anni, che sembra un professionista. Icio da buon camaleonte si adegua, evita la bagarre, schiva con abilità tutte le insidie di un avversario, potente, veloce e affamato, conquistando con pieno merito l’oro. Nei welter il pugliese Luciano Bruno non ha dalla sua i favori del sorteggio. Arriva comunque alla medaglia di bronzo mettendo in riga Boco (Benin), Okumu (Uganda) e Kuenzler (Germania). Sul suo cammino incrocia Mark Breland, fuoriclasse statunitense, considerato all’epoca uno dei migliori dilettanti di tutti i tempi. Bruno perderà il match, ma lo farà con molto onore ricevendo complimenti da tutti. Nei massimi Angelo Musone avrà la parte di eroe e vittima di questo torneo, ruolo universalmente riconosciuto dai giornalisti e dagli esperti presenti. Fa il suo esordio dominando il prestante Omondi (Kenya). Salta gli ottavi e affronta nei quarti dove domina lo svedese Brock. La semifinale lo vede affrontare il grande favorito Tillman (USA). Per gli americani quel match fu uno shok. Tillman in pratica fu dominato dal primo al terzo round. La cosa curiosa avvenne dopo. Il verdetto iniziale vede Musone vincitore con 3 preferenze a 2. Sembra fatta, ma non è così. A causa di un regolamento Aiba si può ricorrere al gran giury per i matches equilibrati. Il gran giury rovesciò il risultato con un 5 a 0 per l’americano suscitando il finimondo allo Stadio dove si svolgevano le finali. Nei supermassimi il tabellone dei sorteggiati aveva messo in parti opposte i due grandi favoriti Francesco Damiani e Tyrrell Biggs. Il pugile emiliano confermava un buono stato di forma liquidando prima del limite Isangura (Tanzania) e Wells (Inghilterra). Fu così che in finale Damiani e Biggs si ritrovarono di fronte per l’ennesima volta. In pratica l’americano giocava in casa e si sa quanto gli americani tenessero a quel titolo. Non era facile mantenere la calma. Sul ring Francesco non riuscì ad esprimersi pienamente. Fu un match spigoloso e tattico, i due si conoscevano e si temevano. Fuori da quel contesto avrebbe vinto Damiani, ma a Los Angeles no, anche se il punteggio era di misura. Una sconfitta amara quella di Damiani, ma addolcita nel nostro clan per la conquista di ben 5 medaglie, il miglior bottino dopo le Olimpiadi di Roma. Non bisogna comunque dimenticare gli altri due atleti che fecero onorevolmente la loro parte dopo aver vinto il match d’esordio e perdendo di misura negli ottavi: parliamo di Romolo Casamonica (superwelter) e Noè Cruciani (mediomassimi).